venerdì 29 gennaio 2016

Palma, ma non solo

A volte alcune questioni ritornano per caso e mi colpiscono a tal punto che non riesco a trattenere le mie osservazioni... Questa volta tocca all'olio di palma. 
Mentre cercavo informazioni sulla certificazione vegana per i miei cosmetici sono capitata sul sito di VeganOk e ho iniziato a leggere il disciplinare etico di certificazione. Mi sono bloccata quando ho letto la posizione adottata dal comitato tecnico in merito alla presenza di olio di palma nei prodotti a marchio VeganOk.
Credo che tutte le posizioni vadano rispettate, ma la storia sull'olio di palma io ancora non la capisco fino in fondo o forse, semplicemente, non la voglio accettare.  Per capirci, il comitato Vegan Ok ha deciso di eliminare l'olio di palma da tutte le preparazioni che portano il marchio perché la deforestazione causata dalla coltivazione intensiva della pianta, con conseguente sterminio di oranghi e violazione dei diritti delle popolazioni indigene non è compatibile con l'etica vegan. Beh! Fin qui nulla da obiettare, purtroppo la deforestazione delle foreste vergini nel mondo sta avendo gravi ripercussioni su tutti noi. La nota prosegue e qui mi perdo. Ora, io non capisco perché non accettare i marchi Bio o RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil). Credo che ritenere tali certificazioni non garanti della sostenibilità del prodotto sia come dire che tutte le certificazioni (quindi anche la VeganOk) non siano garanti di quello che intendono tutelare o normare.
L'FSC è un altro schema di certificazione per la gestione sostenibile delle foreste, non mi sono note proteste contro tale schema e leggere sulle confezioni di molti prodotti il marchio FSC (oltre a fare più figo) è sinonimo di attenzione dell'azienda alla provenienza della materia prima (il legno). Perché per la palma no? A volte mi sembra "accanimento terapeutico". Tutta la storia sulla palma mi sembra esagerata e finalizzata al solo boicottaggio.
Perché dire che l'olio di palma è tossico e nocivo per la salute, che predispone per il diabete o che è cancerogeno? Non ci sono studi a riguardo e anzi è il grasso vegetale principale per l'alimentazione delle popolazioni locali, fonte di antiossidanti e vitamine, un po' come per noi l'olio extravergine di oliva. Il problema non è l'olio di palma di per sè, ma il grado di raffinazione dell'olio che giunge sulle nostre tavole: l'olio di plama di prima spremitura (anche detto rosso o crudo) e l'olio di palma raffinato differiscono e di molto in termini di composizione, così come l'olio extravergine di oliva e l'olio di sansa; il problema è la deforestazione, la globalizzazione e il costo in termini di sostenibilità ambientale del trasporto di tale prodotto. Ma la produzione dell'olio di palma è a volte l'unica fonte di redditto delle popolazioni locali e la deforestazione è causata anche da altre coltivazioni, tra cui la soja, ma i danni che coltivazioni intensive di soja stanno facendo in Brasile ad oggi ci riguardano ben poco...

venerdì 10 luglio 2015

Il botanico ignorato


L'ultimo anno di università, durante la preparazione della tesi di laurea, spesi molto tempo ed energie nello scrivere con esattezza i nomi delle piante che stavo studiando, evitando eventuali sinonimi. Le piante (e tutti gli esseri viventi) sono classificati secondo la nomenclatura binomiale proposta da Linneo e così composta: un nome generico, un nome specifico ed il nome dell'autore. Ad esempio il comune burro di karitè sarà: Vitellaria paradoxa C.F.Gaertn.
Non a caso ho scelto questa specie! Il noto burro di karitè, conosciuto meglio come Butyrospermum parkii, perchè lo chiamo Vitellaria paradoxa C.F.Gaertn? Perchè qualche anno fa la specie ha subito una revisione sistematica, i ricercatori si sono accorti che la classificazione precedente non era corretta più corretta.
Spesso i nomi delle piante (come di tutti gli esseri viventi) cambiano, sono, come si dice, soggetti a revisione. Questo avviene perchè nuovi dati sull'evoluzione delle specie possono includere o escludere una specie da un determinato gruppo; oppure, a volte, un gruppo non è formato da una sola specie, bensì da due, o più di due, e questo comporta la necessità di assegnare nomi diversi.
Fino a quando si rimane dentro l'Università i problemi non ci sono, i sistematici sono abituati a seguire i cambiamenti nella classificazione e quindi nel nome di una specie.
Può sembrare tutto molto complicato e forse inutile, ma non credo a te piaccia essere chiamato/a con un altro nome, quel nome identificate te e le tue origini. E poi, riprendendo Edward O. Wilson, "presso tutte le culture, la classificazione tassonomica è sinonimo di sopravvivenza; la sapienza - come dicono i cinesi, nasce quando si comincia a chiamare le cose col loro giusto nome" (Edward O. Wilson, Biodiversità, Biblioteca Scientifica Sansoni).

Tornando alla Vitellaria paradoxa C.F. Gaernt, il problema si pone nel momento in cui devo riportare l'elenco esatto delle materie prime impegate nella formulazione di un prodotto cosmetico e quindi l'INCI dell'ingrediente. Nel riportare un estratto vegetale si indica il nome scientifico della pianta (genere e specie) seguito dalla parte della pianta impiegata. L'obiettivo dell'INCI è farmi capire! Facile a dirsi difficile a farsi!!
Il Butyrospermum parkii Butter lo conoscono tutti, forse un po' meno il Vitellaria paradoxa Butter ed anche se alcuni grossisti riportano il nome INCI esatto (ovvero V. paradoxa Butter) non mi sembra che le aziende cosmetiche si siano mosse in tal senso... Si potrebbe pensare di pubblicizzare un nuovo miracoloso estratto vegetale esotico (che tanto piace!) facedo crescere le vendite dei prodotti e puntando sull'ignoranza dei più, ma no!, troppo meschino! Oppure si potrebbe iniziare a proporre il burro di karitè con il suo proprio nome, facendo i conti con una possibile perdita di vendite iniziali perchè il consumatore interessato al Butyrospermum parkii non ha alcuna intenzione di acquistare questa Vitellaria paradoxa! Anche questo no! Non sarebbe impresa!
Le aziende definiscono l'INCI in base a quanto riportato nei database accreditati, in Europa il CosIng non più aggiornato perchè in attesa di un elenco definitivo stilato dalla Comunità Europea: ahimè, industria, istituzioni e ricerca viaggiano a velocità diverse, sia in un senso che nell'altro... Si continua ad aspettare che, lentamente molto lentamente, la cultura botanica del nostro Paese cambi, si cominci a dare peso alla ricerca e che il passaggio di informazioni avvenga in modo più rapido.

sabato 4 luglio 2015

Iperico: cacciadiavoli e cacciapensieri!

Forse oggi preferiremmo un corno rosso o un ferro di cavallo, invece anticamente chi si trovava la notte della vigilia della festa di San Giovanni in strada, quando le streghe erano solite riunirsi, portava con sé rami di iperico (ma anche aglio, ruta e artemisia) per difendersi da queste.
I fiori giallo lucido hanno la caratteristica di colorare le dita di rosso se strofinati mentre le foglie se viste in controluce sono costellate di minuscoli pori che altro non sono che ghiandole ricche di essenza.
L'utilizzo dell'Hypericum perforatum L. è antico, sia nella tradizione mistica per allontanare demoni e spiriti, sia in quella medica per curare ferite e sanguinamenti. Tradizionale è la raccolta di iperico tra il 21 e il 24 giugno (quando ricade la notte di San Giovanni) per estrarre dalle foglie, macerate al sole nell'olio d’oliva, i principi attivi. Il caratteristico colore rosso rubino dell’estratto che si ottiene è dovuto all’ipericina, principio attivo della pianta e responsabile delle sue proprietà.
Oltre che nel trattamento di piaghe e ferite, l'olio è utilizzato anche contro edemi, cicatrici, acne, scottature e ustioni.
Io lo uso spesso nelle mie preparazioni sia in un olio per pelle grassa sia in creme rigeneranti e riparatrici della cute lesa. 
Discusso e controverso è l'uso interno dell’erba di San Giovanni come antidepressivo: nel trattamento degli stadi depressivi lievi e medi garantisce risultati paragonabili a quelli di farmaci antidepressivi. Il suo successo, soprattutto negli anni passati, raggiunse altissimi livelli tanto che negli Stati Uniti le vendite di integratori a base di iperico per il trattamento di ansia e depressione crebbero in modo vertiginoso fino a superare quelle dei più comuni farmaci antidepressivi.
In quanto potente farmaco non può non avere delle controindicazioni. Pubblicazioni scientifiche sugli effetti indesiderati causati dall'assunzione dell’iperico in associazione con altri farmaci determinarono, però, il crollo delle vendite e la popolarità dello stesso. In particolare si mise in evidenza come, in associazione con farmaci antidepressivi, contraccettivi orali, anticoagulanti come il warfarin, antibiotici, farmaci antirigetto come la ciclosporina, l’iperico causava una riduzione della concentrazione ematica di questi farmaci e quindi della loro efficacia.
Altro effetto collaterale spesso segnalato è la fotosensibilità per uso interno, anche se nell'uomo sono stati evidenziati solo pochi casi in seguito ad uso prolungato e con dosaggi più elevati di quelli raccomandati. Per uso esterno non sono segnalati fenomeni di fotosensibilità tanto che alcuni produttori lo inseriscono anche nella formulazione di prodotti solari!

giovedì 21 maggio 2015

Oli vegetali e loro proprietà

Gli oli vegetali stanno riscuotendo sempre più successo non solo in alimentazione, ma anche in cosmetica. E così ecco che sul mercato se ne trovano sempre di più e dei più svariati.
Vediamo quali sono i più comuni e le proprietà che hanno.
Gli oli vegetali sono liquidi a temperatura ambiente e sono composti da una parte saponificabile, costituita da trigliceridi (molecole simili a quelle che formano la membrana di rivestimento delle nostre cellule) e da una parte insaponificabile (cosiddetta perché durante il processo di saponificazione non reagisce con la soda per dare il sapone) e che rappresenta la frazione più interessante dell'olio e quella che ne individua l'attività cosmetica.
Innanzitutto, bisogna specificare che gli oli vegetali sono composti ad alto peso molecolare (in parole povere sono "grandi"; questo fa sì che non evaporino come fanno invece gli oli essenziali e rispetto a questi hanno proprietà completamente diverse anche se il nome simile potrebbe trarre in inganno!).
Della frazione saponificabile ciò che definisce un olio di alta qualità è la presenza di acidi grassi insaturi, particolarmente utili per il benessere della cute o per migliorare la funzionalità della membrana cellulare e quindi prevenire certe patologie se assunti per uso interno (come gli omega-3 estratti dal pesce). In cosmesi si è visto che gli acidi grassi insaturi si inseriscono direttamente nel film idrolipidico che riveste la cute sana donando così elasticità ed emollienza e proteggendo la cute dalla disidratazione.
Nella frazione insaponificabile, invece, troviamo Vitamine, Carotenoidi, Ceramidi, Fitosteroli, etc. Tutte queste molecole definiscono la funzionalità dell'olio e, oltre a proteggerlo dall'ossidazione e quindi dall'irrancidimento, sono utili anche per migliorare la nostra salute.
Vediamo le proprietà cosmetiche di alcuni oli vegetali che utilizzo anche nelle mie preparazioni.
Il mio preferito è l'olio d'oliva, spesso mal visto per uso esterno perché se in eccesso risulta unto e poco gradevole, ma fa parte della nostra tradizione e della nostra storia ed è impiegato come cosmetico sin dall'antichità. Ricco in steroli, squalene, β-sitorelo e tocoferolo è utilizzato per le sue proprietà antiossidanti e idratanti.
L'olio di mandorle dolci è ricco in acidi grassi essenziali, zuccheri, vitamine e sali minerali. Adatto a qualsiasi tipo di pelle, utili anche per la pelle grassa perché si assorbe velocemente e non è irritante.
L'olio di borragine si estrae dai minuscoli semi della Borago officinalis ed è ricco di acidi grassi insaturi, in particolare acido gamma-linolenico (GLA). Ha un costo elevato proprio perché se ne estrae in piccola quantità dai semi e, inoltre, essendo ricco in grassi insaturi, irrancidisce velocemente. Ha elevate proprietà antinvecchiamento e di prevenzione nella formazione delle rughe, inoltre, ha proprietà rigeneranti ed elasticizzanti.
Compagno dell'olio di borragine, è, in ultimo, l'olio di enotera. I due hanno proprietà simili e spesso si utilizzano in combinazione. Anche l'olio di enotera è ricco di acidi grassi omega 6 e in particolare di GLA e risulta utile in caso di eczema, pella secca e dermatiti. Entrambi trovano largo impiego creme per le pelli mature e contro l'invecchiamento.

venerdì 27 marzo 2015

Le famose microparticelle pulenti...

Prendo spunto da un articolo letto e mi accorgo che c'è tutto un movimento che da diverso tempo sta cercando di imporre la messa a bando dei cosiddetti microbeads.
Secondo la Cosmetics Europe, ovvero l'associazione europea dell'industria cosmetica, i microbeads sono particelle sintetiche inalterate di polietilene, non biodegradabili, di plastica solida, aventi dimensioni maggiori di 50 micron e minori di 5 mm, usate in prodotti cosmetici rinse-off (che si risciacquano) per la detersione e l'esfoliazione; in parole povere piccoli granelli di plastica con effetto esfoliante che forse potrai trovare nel tuo dentifricio o scrub preferito.
Il problema da cui scaturisce la richiesta di messa al bando non nasce tanto da un'esigenza puramente di salvaguardia della salute dell'uomo (anche se non sono trascurati gli effetti tossici e cancerogeni di additivi chimici presenti nella plastica oltre che i fenomeni di magnificazione biologica e bioaccumulo di sostanza tossiche lungo la catena alimentare), ma in primo luogo da un discorso di inquinamento ambientale. Gli oceani, la più grande discarica a cielo aperto, sono continuamente arricchiti di plastiche provenienti dalle fonti più disparate. La questione ora è se continuare a introdurre plastica proveniente dai cosmetici oppure vietarne definitivamente l'utilizzo e sostituire i microbeads con granuli di origine vegetale e, soprattutto, biodegradabili. 
Il fenomeno non può essere arrestato se non attraverso la messa a bando degli stessi microbeads, questo perchè dagli scrub, dentifrici o bagnoschiuma con microparticelle, i microbeads finiscono in mare in quanto troppo piccoli e non trattenuti dai filtri dei depuratori. Qui la concentrazione sta pian piano aumentando e le microparticelle sono ormai ubiquitarie. Alla fine del ciclo, l'ingestione delle microparticelle da parte di plancton, molluschi e pesce ce li riconsegna questa volta sotto forma di un piatto prelibato! 
Già molti Stati e importanti imprese cosmetiche hanno stabilito (o scelto) di vietare l'impiego dei microbeads; mentre in Europa siamo in attesa di un parere definitivo della Commissione che probabilmente si allineerà alla messa la bando.
Spesso i microbeads o anche altre plastiche che troviamo nei cosmetici non hanno motivo di esserci se non per un puro senso estetico e di gradevolezza del prodotto; ma credo anche che nella formulazione di un prodotto bisognerebbe ridefinire questi elementi alla luce di un discorso olistico, più ampio e più lungo termine, in altre parole sostenibile!

Piccola nota: l'INCI delle microparticelle, che trovi nella lista degli ingredienti di un cosmetico, è Polyethylene.

martedì 27 gennaio 2015

Le erbacce

Ho da poco finito di leggere un libro scritto a quattro mani da Pia Pera e Antonio Perazzi, Contro il giardino. Dalla parte delle piante. Un piccolo manifesto della loro idea di giardino: un luogo svincolato dall'affettazione e dall'ordine artificiale di quella che è (forse) anche la nostra immagine di giardino; un punto di incontro tra piante e uomo, dove sono chiari i cicli di passaggio delle piante e dove c'è posto per tutte le specie, sopratutto per quelle che riconosciamo genericamente come erbacce.
Tutto questo mi ha rimandato ad un passaggio di un libro di Gilles Clément, il quale ricorda l'accanimento con il quale cercava, insieme al padre, di eliminare tutte le radici di tarassaco.
In tutto questo, quello che mi colpisce è che spesso le erbacce sono piante importantissime da un punto di vista officinale. 
In particolare, a me viene in mente la lotta nel giardino di casa mia per cercare di eliminare la gramigna (con scarso successo!). Beh, la gramigna Cynodon dactylon (L.) Pers., è in realtà una pianta utilissima. Spesso mi è capitato di incontrare persone che ne fanno un uso sfrenato perché protegge in modo efficace dai disturbi dell'apparato urinario. Molto utile quindi per chi soffre di cistite o semplicemente per chi vuole drenare i liquidi in eccesso. 
C'è chi se ne compra a chili, forse perché non ha un giardino dove raccoglierla (o magari non ci ha mai pensato!), altrimenti sarebbe carino e utile lasciare un spazio di crescita a questa pianta e poi raccoglierla per farne dei buoni decotti.

giovedì 15 gennaio 2015

Le mie Radici

Certo che nell'era del web 2.0 non aver ancora accennato alla mia attività imprenditoriale può risultare quasi assurdo!
Prendo coraggio e racconto gli ultimi mesi all'insegna della progettazione e creazione della mia impresa di produzione di cosmetici "naturali"...
Tornata qualche anno fa dopo un periodo di lavoro in Francia, presso un'azienda che produce cosmetici naturali, ho pensato di realizzare un mio spazio e dar vita a un sogno ormai covato da diverso tempo: lavorare con le piante officinali.
In un primo momento non avevo certo pensato ai cosmetici...
Non avevo idea che un cosmetico potesse essere realizzato utilizzando solo oli vegetali puri od oleoliti di piante raccolte nel tempo balsamico; oppure acque aromatiche o infusi e decotti di piante sempre scelte con cura nel loro ambiente ideale.
Non immaginavo certo che un cosmetico potesse essere creato con poco e che la lista degli ingredienti si potesse comporre di tanti nomi latini di piante (che da botanica mi raccontano molto) e poche sigle o "inglesismi" difficilmente leggibili e comprensibili. Infatti, ero ancora convinta che un cosmetico ben formulato fosse composto da una lista di ingredienti lunga almeno una decina di righe, scritte fitte fitte e a caratteri quasi indecifrabili.
Alla fine, studiando, leggendo e curiosando mi sono resa conto che per lo più siamo invasi da messaggi pubblicitari che ci portano a credere tutto e il contrario di tutto, senza indurci a ragionare e capire. In realtà, non importa se un cosmetico sia "naturale" o meno, spesso è buono e bello e soprattutto utile perché si compone di pochi elementi, i principi attivi ci sono in quantità significativa e l'acqua non rappresenta i 2/3 e oltre della formulazione!

Quello che faccio, quindi è questo: produco cosmetici! E quello che voglio è che siano il più naturale possibile: con una base di studi botanici non avrei potuto fare altro... e, lasciando perdere gli aggettivi che non dicono nulla e spesso fuorviano, cerco di progettare prodotti con pochi ingredienti, scelti con cura per le loro proprietà fitoterapiche e, soprattutto, (spero) utili!

Questa la mia idea di cosmesi; se ti interessa visita qui!